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Grandi terremoti e tecniche di sopravvivenza.



Negli ultimi 10 anni nel mondo si sono verificati tra i 10 e i 15 mila terremoti l’anno con magnitudo superiore al 4°, molti di più di magnitudo inferiore, altri invece colpiscono aree isolate passando così inosservati. Grazie alle nuove tecnologie, sempre più all’avanguardia, i terremoti vengono rilevati anche in queste aree lontane dai posti abitati e possono essere studiati in modo più preciso e continuativo. Gli studi che vengono condotti dagli inizi del 1900 dicono che la ricorrenza di terremoti, con magnitudo dal 6° e superiori, è più o meno la stessa durante l’anno. Le statistiche portano alla luce questi numeri:

  • Terremoti dalla magnitudo 6.0 alla 6.9: n. 134 nel mondo;
  • Terremoti dalla magnitudo 7 alla 7.9: n. 15 nel mondo;
  • Terremoti di magnitudo 8 e superiore: n. 1 nel mondo.

Nella storia sono stati diversi i terremoti di magnitudo altissima che hanno portato danni ingenti e terrorizzato le popolazioni locali. Di seguito elencheremo i tre terremoti più terrificanti e forti, tutti accaduti dagli anni ’60 ad oggi.

Il primo da menzionare è quello di Valdivia in Cile che, con i suoi 9.5° di picco massimo di magnitudo, provocò tsunami con onde alte 25 metri. Era il 22 maggio del 1960 quando la terra tremò per ben 13 minuti.

Il terremoto di Sumatra in Indonesia toccò i 9.3°. Il suo epicentro d’azione fu a circa 160 km a ovest dell’isola di Sumatra, durò circa 8 minuti ed anche questo innescò tsunami alti dai 25 ai 30 metri. Era il 26 dicembre del 2004 quando il terremoto fece più di 170000 vittime. L’Isola si spostò di 30 metri avvicinandosi alle coste dell’India e della Sri Lanka e l’asse terrestre si inclinò, così da accorciare le giornate di 2.68 milionesimi di secondo.

Fu di 9.2° di magnitudo invece il terremoto che si verificò in Alaska nello Stretto di Prince William il 27 marzo del 1964. Il suo epicentro, sottacqua, era a 23 km sotto il livello del mare e durò 4 minuti. Le onde del tsunami provocato furono di 8/9 metri di altezza e provocarono la morte di circa 140 persone.

Dagli anni ’60 ad oggi sono stati moltissimi i terremoti avvenuti in Italia.
Da ricordare è la scossa dell’Irpinia che in 90 secondi, con la sua forza di 7.2°, uccise 2914 persone.
Anche la scossa avvenuta nel comune di Norcia e di Preci in provincia di Perugia del 30 ottobre 2016, che tocco i 6.5° di magnitudo, fu l’ennesima dopo una scossa del 24 ottobre che tocco i 6° e due del 26 ottobre ( la prima di 5.4° e la seconda di 5.9°), tutte avvenute tra l’alta valle del Tronto, i Monti Sibillini, i Monti della Laga e i Monti dell’Alto Aterno.

Ci sono tecniche per ripararsi in queste situazioni di emergenza.

Il rischio più grande all’interno di strutture come la nostra casa, le scuole o qualsiasi luogo di riunione, è il crollo delle strutture, quindi i muri, o dei mobili, dei quadri o oggettistica varia. Quindi è consigliato ripararsi sotto tavoli, scrivanie, letti, a scuola sotto i banchi, o stare il più vicino possibile ai muri portanti della struttura che sono i più resistenti e meno portati al crollo. O ripararsi sotto archi e porte. Anche stare lontano dalle finestre ci da maggiore protezione della possibile rottura dei vetri che potrebbero ferirci.

Se durante un terremoto stiamo guidando la nostra auto è consigliato fermarsi e non lasciare il veicolo, ovviamente lontano da edifici, cartelloni pubblicitari o tralicci che potrebbero crollare.
Se stiamo camminando all’aperto vicino a delle strutture la cosa migliore e metterci sotto portoni o architravi, stando invece alla lontana da balconi, cornicioni o grondaie.
Se siamo in una città di mare è saggio allontanarsi dalle spiagge per qualche ora. Le scosse potrebbero provocare onde molto pericolose anche ore dopo.

Dopo una scossa si deve:

  • uscire di casa con calma chiudendo gas, luce ad acqua. Non usare l’ascensore che potrebbe bloccarsi o addirittura precipitare, ma usare le scale;
  • controllare con l’olfatto se ci sono eventuali fughe di gas, aprire comunque finestre e porte e avvertire i soccorsi di eventuali perdite;
  • non usare auto e telefoni, per lasciare libera ogni linea di comunicazione ai vigili del fuoco e alla croce rossa;
  • riunirsi in spazzi ampi come campi sportivi, giardini pubblici o piazze ampie e non sostare in prossimità dei corsi d’acqua, restando il più possibile uniti;
  • non rientrare in edifici danneggiati, se non dopo il consenso degli operatori di soccorso;
  • fare attenzione alle condizioni igieniche: la rottura di tubature o fognature potrebbe essere la conseguenza dell’inquinamento dell’acqua potabile.

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